Quando ero un ragazzino ero innamorato di una ragazza che era sempre in mezzo all'attenzione di tutti. Insomma praticamente ogni ragazzo della mia scuola puntava il suo mirino su quest ragazza tentando di sorprenderla e di fare colpo su di lei. Io ero il classico escluso e sfigato della classe, troppo grasso per essere considerato , troppo debole per non essere preso di mira dal gruppo. Mi ricordo che più e più volte venivo preso in giro per il mio peso, per come mi vestivo. Vestivo "tarocco" e allora non ero degno di essere considerato come uno di loro. I miei compagni mi deridevano ogni giorno per tutte le ore, non si risparmiavano niente, mi insultavano mi toccavano quasi come schifati. -Ahahah Fabiun sopracciliun - Dicevano toccandomi in mezzo alla fronte poco sopra il naso e fra le sopracciglia oppure mi cantavano -Fabiun Contadinun ! - perchè ero figlio di contadini e di margari, di gente che per mestiere levava dalle manze i vitellini dando sollievo alle madri e ritenuti troppo sporchi da questi ragazzi che mi trattavano come una pila di sterco, si divertivano a buttarmi per terra il porta penne quando passavo, mi rompevano a metà le matite e mi nascondevano le penne, mi mettevano l'inchiostro delle penne sulla sedia per macchiarmi i pantaloni e non si risparmiavano gli insulti al mio cognome che con il tempo ho imparato ad odiare. Alle superiori sperando che si fossero placati i cori ero felice, finalmente, fino a quando non cominciarono a prendermi in giro per le gambe storte facendomi il segno della X ogni volta che mi passavano davanti o quando correvo durante educazione fisica. Come faceva lo zimbello della scuola meritarsi le attenzioni dei una delle più popolari ragazze di questa scuola di provincia? non poteva semplicemente, non poteva aggiungere altro legno a quel fuoco di intolleranza che già lo bruciava completamente. Avevo il terrore dei miei compagni e la mattina prima di entrare a scuola mi nascondevo e aspettavo di arrivare giusto al suono della campanella per non essere preso in giro fuori scuola. -Petto angolo retto, troppo alto e grasso per non diventare gobbo- mi dicevano fuori scuola mimando e ridendo mentre io piangevo dentro perchè il mio viso non aveva più un espressione felice che dovrebbe essere un diritto di ogni bambino ma soltanto odio, un odio malato corrotto dal pianto dalla tristezza dalla solitudine. Quante ore passate a piangere fra le coperte del letto e i cuscini bianchi zuppi di quelli linfa di pura tristezza. Eppure il mio corpo non cambiava, della ragazza che amavo ogni singola conversazione diventava litigio, litigavamo su ogni singola cosa, sulla musica, su i compiti per la mia incapacità di rapportarmi con le ragazze ... io non ho mai voluto litigare con lei ... volevo apparire interessato alle sue stesse cose ma come facevo se gli altri provvedevano ogni giorno a sopprimere anche la più piccola fiammella d'amor proprio e verso la mia persona? Ero trattato con superficialità da tutti anche da lei eppure ogni sera inserivo uno due tre CD dentro la Playstation 1 per poter sentire quelle canzoni che mi ricordavano di lei capelli occhi viso sorriso smorfie e felicità che sviluppava così circondata da quelle persone che tanto mi deridevano mentre io ero chiuso in una spirale di solitudine. Mi chiudevo la sera in questa spirale di solitudine ma che altro potevo fare? dovevo uscire allo scoperto? l'ho fatto una volta .. o almeno c'ho provato ... regalai a questa ragazza tre CD e non ricevetti una bella risposta ne da lei ne dagli altri quando gli regali i CD ... lei non si chiese mai come mai un ragazzo praticamente estraneo alla sua vita, con cui al massimo si scambiava un cenno di saluto o parole di litigio , gli regalasse dei CD , anzi lo trattò con sufficienza ... eppure quel ragazzo sebbene scoraggiato da quel dannato mondo che lo circondava non smise mai di sperare, come un cane che ha cieca fedeltà nel padrone e lo ama per la sua protezione aspettandol odavanti casa con le ciabatte in bocca anche quel grasso bimbetto mal vestito aspettava quella ragazza all'inizio della via per scortarla verso casa e poi girare a destra verso la propria, molte volte restava in silenzio, lasciava che lei le passasse davanti per poterla guardare allontanarsi via ed spegnersi come la fiammella di speranza che in lui si accendeva ogni volta che la vedeva per poi estinguersi quando vedeva la sua diffidenza. Ogni pretesto era buono per vederla , ogni canzone irrimediabilmente gli ricordava qui capelli neri riccioli tanto soavi quanto complicati, impossibili da avere, imparagonabili nel confronto ,indecifrabili nella loro complessità ma tremendamente facili da amare. -Questa volta può andare devo solo colpirla - si diceva prima di scatenare un litigio tra i due -Su Fabio perchè non le parli? Perchè non gli dici tutto?- Si diceva nella testa quando rimaneva ammutolito mentre percorreva la strada con lei. Ogni sera la immaginava ogni sera la sognava , scriveva il suo nome ovunque e non si perdeva non una delle sue parole. Eppure lei non notava questa dedizione, forse era cieca nel vedere tutti gli altri,molto più belli, molto più "fighi". Nessuno in quella scuola si accorgeva, o capiva, il dolore di quel ragazzo, un dolore indescrivibile che adesso bagna la tastiera, certe sere voleva farla finita con se stesso, forse arrivava anche a capire i suicidi, forse così si sarebbe risolto tutto. Sapeva che anche se fosse morto nessuno l'avrebbe ricordato, sapeva che quella ragazza non lo avrebbe mai considerato. Ma lui cosa avrebbe fatto per lei? Sarebbe morto. Tentava di cambiare, tentava di cambiare il suo aspetto per lei, per loro, per quel branco di sciacalli che divoravano la sua anima. Si comprò le scarpe originali della Nike ma continuavano a prenderlo in giro, si fece un nuovo taglio di capelli e quello divenne un altro motivo per prenderlo in giro. Faceva Karate e questo era un pretesto per andargli davanti e mimare le scene di karate kid per poi spintonarlo ogni tanto o saltargli sulle gambe mentre era seduto. Ma perchè a lui? Forse ... se fosse stato come loro .. un pò più famoso, lei lo avrebbe calcolato, forse lei avrebbe cominciato a considerarlo. Ma questo non accadde. Lui se ne andava a dormire la sera con gli occhi gonfi, si toccava la pancia terribilmentre grande tirandosi dei pugni su questa, la prendeva, cercava di strapparla via, non se andava, come uno stampo molliccio che celava il suo cuore ferito. Segregato in casa sua, impegnato a costruire nuove identità nella rete in cui camuffarsi, uomini splendidi affascinanti e forti, che potevano avere ragazze con il semplice schiocco delle dita, questo faceva il giorno, a riparo dagli insulti. Si costruiva un secondo Io su questi giochi di ruolo diventando dipendente di qualcosa che realmente non era, ma che bel sogno era essere bello e affascinante, attraente per le ragazze. Ma solo un sogno, quella ragazza neanche lo considerava, Quando mai si sarebbe potuto innamorare di lui? Si di lui .. dello sfigato della scuola, lo storto, lo storpio, il contadino.
Non aveva persone a consolarlo , non aveva punti di sfogo, c'era solo lei e l'amore per lei che aumentava al pari del romanticismo nell'abbandonarsi di sogni impossibili con musiche terribilmente dolci come colonna sonora. Nostalgiche, tristi. Come lui. Ma lei era un angelo, era la creatura di Dio da adulare, da pregare. Era l'unico spiraglio di luce. Quante giornate passate ad osservarla, quante sere passate a piangere, quand ovedeva la mano di lei cinta insieme a quella del ragazzo che lo prendeva in giro avrebbe desiderato morire. La sera con il Cd del suo gruppo preferito messo dentro la Play cantava mentre si dondolava sulla scala per non mettere le mani sugli occhi per asciugare le lacrime
Quasi blu metallici
Quasi come elettrici
Quegli occhi che
Ricordo anche se
Non li ho visti mai
Forse solo dentro ai miei
Sogni che forse dovrei
Spiegarti se
Non fosse che tu
Non ci crederai
Perché nemmeno io
Riesco a credere che un Dio
Si sia un po' distratto
Perdendo un angelo
Davanti a me
Ma ormai già che sei qui
Ma ormai già che è così
Non ritornare a casa
O almeno portami con te
Scegli me...
-Scegli me ... SCEGLI ME! Dio dammi una sola cosa .. dammi la bellezza ... così almeno potrei averla .. -
Questo diceva la sera .. scegli me ... scegli me ... scegli me... ogni volta che la vedeva sarebbe scoppiato a piangere, una creatura di Dio in tutto e per tutto, destinata a essere solo di pochi eletti. Lui che di bello forse aveva solo il romanticismo, non poteva essere ritenuto degno. Eppure quante volte gli avrebbe accarezzato i capelli, quante volte gli avrebbe cinto le mani alla vita e adorato il profumo dei capelli. Scegli me ... Ivan Graziani .. Lucio Battisti .. De andrè erano la culla del suo cuore ... Odio e distanza erano e il padre e la madre di questo amore incompreso dagli altri ...
Quest'amore che era stato sepolto per tanto tempo, tanti anni, 3 anni ... 3 anni lo stesso numero di quelli che aveva passato nascondendosi .. un bambino inesperto, deriso innamorato ... affetto da quel morbo mortale quale l'amore che ancora non ne vuole sapere di spegnersi in quel ragazzo. Forse è sbagliato, forse è impensabile continuare con questo amore ... ma è impossibile non farne a meno ... forse troppo dolce, forse troppo romantico per lei .. ma terribilmente vero, terribilmente raffinato , terribilmente protettivo e allo stesso tempo rassegnato ... un amore spione , un amore timido ... un amore impossibile
Il tempo non fa distinzioni
è triste vedere come anche i più forti
siano messi in ginocchio dallo scorrere delle lancette.
Mi sento così superfluo,
Così inutile,
così incompatibile con i miei sogni,
soffoco i miei dubbi in un pianto invisibile.
Un uomo può cambiare le stelle?
Un uomo può brillare in eterno?
Questo bisogno di durare.
Questa necessità di non conoscere una fine.
Questo timore dell'ignoto e la conoscenza dell'imprevedibilità
Questa vita è un mistero indecifrabile
Siamo marionette cui la sorte tira i fili.
Piccoli granelli di sabbia sotto le unghie degli Dio.
Tanto insignificanti da essere scacciati via in poche decine di anni.
Siamo nulla in confronto all'infinito.
Vivo di emozioni che non posso comprendere
di sogni che non posso realizzare
in una vita che non riesco ad accettare
uno spettro dal finto sorriso
più scuro dell'erebo dell'Ade
con la voglia di risplendere come il sole d'Apollo
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un giorno la gente solleverà gli occhi al cielo.
E tra il brillare delle stelle se ne distinguerà una
un sogno immortale che si spegnerà con me
e dall'alto dei loro palazzi contempleranno
la bellezza del nuovo mondo.
parole senza senso
Ho sempre odiato la mia vita, per quanto i miei pensieri potessero dilungarsi in lunghi e magnifici sogni la mia vita non mutava e rimaneva sempre un cerchio monotono che non sfociava in niente tranne che in tristezza. Ancora oggi è così, non trovo l'utilità di me stesso in questo mondo. Eppure quanto sogno ... quanto sogno di poter essere all'attenzione di tutti, quante volte leggendo le pagine di "Alexandros" penso d'essere nato nell'epoca sbagliata? Quante volte mi sento uguale a quel ragazzo Alessandro un semplice uomo in grado di cambiare il mondo. Non era niente più di carne e ossa messe insieme da un collante che chiamano anima eppure con lo sguardo con le parole e con i suoi sogni catturava le persone, le faceva innamorare di lui, del suo essere. E ancora oggi io, leggendo le testimonianze, rileggendo i passi romanzati della sua vita posso ritenermi innamorato di lui. Perfetto in ogni singolo aspetto, egocentrico molto più di me ma terribilmente amabile. Amare si lui sapeva amare come nessun altro e sognava l'unione tra i popoli. Io invece non riesco nemmeno a risolvere i problemi del mio cuore come potrei mai assomigliare a lui? Come potrei mai spiegare il motivo che mi spinge a piangere vedendo le scene di un film o leggendo le storie di quest'uomo? Come potrei farmi ricordare dagli altri quando anche in mezzo a i miei compagni e alla ragazza che sempre amato sono uno spettro imprendibile e impossibile da capire? Come fare per poter piacere a me , e piacere agli altri? COme fare a catturar la loro mente e i loro pensieri e specialmente i loro cuori? Proprio come faceva lui, sogni d'unità, d'amore, coesione tra i popoli e la gloria eterna ... eterno si così vorrei essere, un una piccola fiammella che dura pochi anni prima di spegnersi ma un grosso e lucente lume che anche quando finisce la cera continua ad ardere più forte di prima. Un utopia probabilmente ... eppure certe musiche, certe frasi, certe immagini rievocano in me un fuoco, un fuoco inconcepibile e di indecifrabile che fa venire le lacrime agi occhi. Aver voglia di dire -Vuoi fare questo? e allora facciamolo!- e magari illudersi di poter fare qualsiasi cosa per poi ritrovarsi davanti la cruda realtà ... sono troppo idiota, troppo confuso per fare qualcosa di veramente importante a questo mondo. Penso di saper amare tanto ... non sono mai riuscito a dimostrarlo o almeno non ho mai avuto una persona con cui dimostrarlo.
Vivo con la fissazione per quest'uomo, Alessandro il Grande, nutrendo una grande invidia per lui. Riuscirò mai a vincere le mie paure? Riuscirò mai a risolvere i miei problemi alla base partendo dalle persone che ho intorno? Riuscirò mai a farmi ricordare in eterno come colui che diede tutto per l'uomo? Come Prometeo condannato dagli Dei ad una pena eterna per aver donato agli uomini il fuoco per vivere. Una gloria eterna quasi impossibile da ottenere ...

il bello è che non so neanche che sto dicendo ... cioè è qualcosa di arcaico di ancora incomprensibile per me ... eppure lo sento così vivo ... mi sento come lui ... un giovane ragazzo pronto a dare di tutto per i suoi sogni ... un piccolo sognatore inconscio che prima o poi il baratro della disperazione lo risucchierà completamente ... estinguendo ogni singolo fiebile spettro di respiro in lui .. lasciando solo polvere ... e quando verrà quel momento .. l'unica cosa che conterà è essere ricordati per quello che si è fatto ... per sempre