domenica 11 settembre 2011

giovedì 11 agosto 2011

incertezze *

E' un periodo pieno di incertezze. Eppure dovrei essere teoricamente felice della mia vita in questo momento. Non so se azzardare o rimanere in disparte, non so se tentare la sorte oppure ritirarmi dietro uno scudo per proteggermi dalle conseguenze. Cosa fare? 

Non ho neanche più voglia di uscire con gli amici, molti di loro hanno preso compagnie che non amo e trovo conforto solo con i ragazzi del karate. partirò per Cagnes sur mer presto insieme ad altri due di loro, un viaggio che mi servirà a staccare un attimo la spina. Ho visto una stella ieri sera, mi è bastata ad esprimere l'unico desiderio che davvero mi prende il cuore. E in Dio e nella preghiera occasionale che una canaglia trova il suo ultimo riparo, e io si , sono una canaglia

sabato 23 luglio 2011

Ritorno

Ritorno dalla vacanza all'amara realtà della debole foglia che sorregge la mia vita che, staccatasi dal ramo, attende con il fiato in gola di toccare terra domandandosi se proverà dolore, ritrovando la sua angoscia coccolata dal vento che gli impedisce di raggiungere il sottobosco.

Ritorno all'amara verità con una struggente canzone nelle orecchie, con un lamento  di dolore camuffato da dolci parole e da una calda voce


mercoledì 13 luglio 2011

Il sogno

Ieri sera, mentre il temporale faceva disastri, io ero immerso nel sonno, non so come e non so perchè mi sono ritrovato a sognare lei. Per Dio che bel sogno, eravamo sopra nella mia camera/mansarda e non potrò mai scordarmi (perchè ero sicuro di averlo vissuto) di quando nel sogno gli misi una mano tra i capelli mentre lei era aveva lo sguardo triste e affranto, quasi condannato. Bastarono pochi secondi in cui ci guardammo che lei abbassò lo sguardo e in quel momento l'ho bacia facendomi ancora strada con le dita fra i riccioli neri portando l'altra mano ad accarezzarle la morbida guancia, con tanta foga, tanta voglia di avere , tanta possessione, molta ossessione da quel viso, da quel momento, tanta ossessione di lei, che ora è tanto lontana, centinaia di chilometri, rimanendo un pallino nell'orizzonte anche quando è ha pochi metri da me.

Proprio un bel sogno, appena svegliato pensavo addirittura che fosse vero, e la triste realizzazione che era solo un frutto della mia immaginazione mi ha ferito più di mille spade perchè lei ora è lontana, in Francia, magari ha in mente tutto e tutti tranne che me e io non ci posso fare niente


mi sarei dovuto rassegnare, anni fa, e invece niente continuo a cadere giù per questo baratro che non ha fine.

lunedì 11 luglio 2011

Alexandros Capitolo I -We're Going Home-

Da pochi giorni avevano abbandonato l'accampamento posto poco fuori le foreste dell'India più estrema, il sole avido cadeva sulle teste degli elmi in bronzo della falange che si muoveva in un lungo serpente trascinandosi dietro nelle salmerie vere e proprie città. Nei carri trainati dai buoi delle pendici del Caucaso i bambini bastardi dei soldati , concepiti dalle donne persiane e barbare che pian piano nel giro di sette anni avevano conquistato, cercavano riparo fra le tende porpora e su delle stuoie improvvisate insieme alle madri mentre a piedi seguivano geometri , architetti , prostitute e artigiani, sacerdoti e indovini , malavitosi che abbandonavano le città per contrabbandare vino e acqua fra gli scudieri di Filippo e poi ancora allevatori, pastori , mercanti e finanzieri , matematici e studiosi e scultori e pittori, tutta gente acculturata che faceva gola al Re dei Re Alessandro, figlio di Zeus per i greci secondo l'oracolo di Delfi, e figlio di Amon Zeus per l'oracolo di Siwa non chè faraone per gli egiziani. Il re a cavallo di Bucefalo conduceva la lunga macchina del suo stato nel rientro verso Babilonia. Era notevolmente provato dall'ultima battaglia contro il re delle tribù indigene che per poco non assestò un colpo mortale al costato del giovane re sognatore con la sua lancia dalla punta in oro scagliata da quella grande creatura chiamata elefante. Era rimasto tre settimane sotto le cure del suo medico Filippo bevendo tonici di dubbia origine e facendosi cambiare ogni mattina e sera da Leptine facendo il bagno in maleodoranti profumi per impedire che la ferita si infettasse che ormai pian piano sentiva il suo corpo abbandonarlo come anche il suo esercito sempre più convinto della morte del re. Usci solo dopo due settimane fuori dalla tenda del re Dario ,accuratamente issata sullo spiazzo erboso più alto nella collina fuori dalla foresta , per poter passare in rassegna l'esercito. Camminava scortato da Tolomeo e da Efestione pronti a sorreggere l'ancora provato corpo del re che si faceva strada fra l'erba ai piedi della foresta con un bastone dall'elsa in avorio sorretto dalla mano sinistra a causa del costato ferito e che provocava fitte dal dolore lancinante; si portò sulla cima del colle alto poche decine di metri rispetto l'esercito asserragliato nei ranghi. Sulla sinistra erano radunati gli squadroni della cavalleria etera e di quella macedone e persiani, i nobili, i più ricchi e in grado di permettersi un cavallo una spada ed una armatura propria, al centro la falange in tutti i suoi battaglioni teneva le sarisse con le punte rivolte verso il cielo mentre sulla destra continuava la fantaria barbara , quella persiani, e quella degli agrigiani, uomini delle montagne della Tessaglia esperti scalatori , ma rudi e barbari da una ferocia spesso incontrollabile ma solo e unicamente devoti ad Alessandro. Quando la figura del re prese forma sulla cima del colle illuminata dal sole che da poco sorgeva verso Est l'esercito scoppiò in un ruggito leggendario.

                                                            Alexandrè! Alexandrè!

Gridavano i soldati levando gli scudi verso l'alto e cominciando a sbattere le sarisse, le lance , e le spade contro di questi scatenando sibili metallici lungo tutta la vallata, alzando grida come ruggiti di leoni, cominciando a lacrimare gioia e dolore dagli occhi vedendo il pilastro della loro vita prendere forma sotto il sole di Apollo, il Re che per primo scatenò il suo destriero a spada sguainata verso gli elefanti dei barbari, il re che mise la sua vita sullo stesso piano dei suoi soldati, che sacrifico tutto anche solo per salvare uno di loro e che non si risparmiò di condividere il freddo, il caldo, le ferite e le gioie insieme a i suoi soldati. E adesso era li,  un'altra volta il re era vivo dopo l'ennesima ferita mortale arrecatagli dal nemico. disse Efestione con le lacrime agli occhi a Tolomeo che erano rimasti a distanza lasciando scena libera ad Alessandro. I cavalli nitrivano , la cavalleria alzava le lance al cielo, la Torma di Alessandro, le sue guardie, la Punta che lo condusse contro i tebani , che penetrò le legioni degli immortali di Dario, che si scontrò contro animali dalle lunghe zanne in avario e orribili proboscidi al posto del naso , si levò in grida di gioia e qualcuno di loro portò le mani sul volto a coprire gli occhi probabilmente umidi di lacrime Gridò uno forse sulla terza o quarta fila dello schieramento. Disse un altro nel fragore della gioia dell'esercito, ma quando il re levo la mano al cielo in attesa della parola tutti si ammutolirono. Disse il re chinando il busto verso l'esercito senza nascondere accenni di dolore a causa della ferita che pian piano tornava ad aprirsi riversando qualche rigagnolo di sangue che macchiava il bendaggio. L'esercito esultava davanti a quella scena, poche volte si era visto un re chinarsi verso dei semplici contadini che reggevano una lancia, forse troppo rare a tal punto da rendere quel momento unico nella loro vita, erano diventati dei. Ma ognuno di loro aveva un desiderio represso che si erano dimenticati di mostrare in quel momento, la nostalgia di casa, le vallate della Macedonia, le foreste di Pellà e le colline di Mieza, per alcuni la vera casa era diventata Babilonia, per altri , come Tolomeo, lo era diventata Alessandria a Nord dell'egitto, per altri ancora le altre undici Alessandrie erette verso la il viaggio a oriente. Ma ognuno desiderava rivedere i parenti, i figli, le mogli, di sentire il profumo fragrante di casa. qualche voce si era udita solitaria < Torniamo a casa?> disse uno disse un uomo canuto in prima fila, un soldato degli scudieri con la stella argeade d'argento segno dell'essere veterano. Qualcuno levò le mani al cielo, altri intensificavano il loro pianto, altri ancora erano intontiti dalla frase del re. Efestione , dagli occhi gonfi di lacrime, scorto Bucefalo dal Re mentre un servo portava lo sgabello per montare facilmente, cosa tutt'altro che semplice con la ferita che lo affliggeva. Il Re accarezzo il cavallo nero dalla macchia bianca sulla fronte planando con la mano sul pelo liscio e dolce del cavallo ferito e interrotto qua e la da cicatrici di freccia e lancia, di squarci da spada e da rigonfiamenti e contusioni. Il cavallo scivolò giù dalla valle al passo portandosi fra l'esercito. Il Re s'abbandonò a un sorriso vedendo come la cavalleria abbandonò i cavalli le armi e gli scudi per raggiungere il re insieme alla fanteria al completo che in pochi istanti lo circondò acclamandolo e accarezzandolo con le mani umide di lacrime. Il Re sorrise un altra volta sinceramente , un fatto più unico che raro, ma terribilmente provato dal fatto che non sarebbe più riuscito a raggiungere l'Asia più estrema, la terra , per lui, doveva estendersi anche dopo l'India, più a Est, più a Nord, forse troppo vasta per una vita. 

Smontata le salmerie e le tende, riorganizzato l'esercito l'esercito si mise in moto sotto la supervisione del segretario del re Eumene. e a distanza di pochi giorni si ritrovavano a ripercorrere la strada di casa, in alcuni tratti si vedevano le trame lasciate dai carri macedoni quattro mesi prima in direzione dell'India. L'immagine provocò talmente tanta nostalgia al Re che si abbandonò in un triste pianto soffocato alla testa dell'esercito, invisibile a i suoi amici, invisibile anche ad Efestione, troppo indietro per vedere cosa affliggeva il re che sembrava cavalcare al passo verso Babilonia, da solo.


§ Scrivere ...

Mi piacerebbe cominciare a scrivere ...
Delle storie per cominciare ...
O magari una storia ...
da portare avanti ogni , ogni qualvolta mi venga in mente un seguito interessante. Ma forse finirei per annoiare le poche persone che seguono questo blog con storia dal poco effetto , con storie forse troppo banali ...

Cosa devo fare?
Scrivo questo libro che prende forma tra i post?


domenica 10 luglio 2011

Guardare una persona negli occhi e capire di poter fare ... qualunque cosa

Ho bisogno di una persona d'amare
con il cuore, con la mente
con il corpo e con l'anima

Una persona che mi prenda che mi avvolga
che mi illumini e che reprima i miei sentimenti maligni
Ho bisogno di poter vivere di nuovo la bellezza della vita
Di poter, immersi nel tepore della sera d'estate,
 portare la mia mano fra i suoi capelli
e guardare questa persona nelle viscere dei suoi occhi
indecifrabili
incorruttibili.

Solo l'amore può nutrire la speranza
Amore fraterno , amore carnale
amore platonico.
Amore

Il nutrimento della nostra vita,
da consumare, da vivere , da sperare
da sognare
prima che si estingua anche lui come ogni altra cosa

Amore poetico, amore distaccato,
amore mai ricevuto ma sempre ricercato

L'amore che ti annebbia la vista
L'amore che fa piangere
e crescere.
Che crea e che distrugge
che plagia e che divora
l'amore che onora

La mancanza d'amore
mi rende un pezzo di ferro battuto
dal martello dell'ignoranza
che batte su un incudine di paura

Desidero un amore
desidero una ragazza
bella soave
buona e cattiva
che approva e disapprova
che mi avvolga
che mi afferri
che tempri quel pezzo di metallo battuto

un amore 
che mi faccia piangere di felicità
e che mi distrugga quando svanirà
riducendomi a chiodo arrugginito dalle lacrime
che perderà la forma
l'utilità
ma non il ricordo d'esser vissuto per qualcuno
per qualcosa
lasciando per sempre il foro dove a vissuto
dove a sperato
e dove è morto