domenica 11 settembre 2011

giovedì 11 agosto 2011

incertezze *

E' un periodo pieno di incertezze. Eppure dovrei essere teoricamente felice della mia vita in questo momento. Non so se azzardare o rimanere in disparte, non so se tentare la sorte oppure ritirarmi dietro uno scudo per proteggermi dalle conseguenze. Cosa fare? 

Non ho neanche più voglia di uscire con gli amici, molti di loro hanno preso compagnie che non amo e trovo conforto solo con i ragazzi del karate. partirò per Cagnes sur mer presto insieme ad altri due di loro, un viaggio che mi servirà a staccare un attimo la spina. Ho visto una stella ieri sera, mi è bastata ad esprimere l'unico desiderio che davvero mi prende il cuore. E in Dio e nella preghiera occasionale che una canaglia trova il suo ultimo riparo, e io si , sono una canaglia

sabato 23 luglio 2011

Ritorno

Ritorno dalla vacanza all'amara realtà della debole foglia che sorregge la mia vita che, staccatasi dal ramo, attende con il fiato in gola di toccare terra domandandosi se proverà dolore, ritrovando la sua angoscia coccolata dal vento che gli impedisce di raggiungere il sottobosco.

Ritorno all'amara verità con una struggente canzone nelle orecchie, con un lamento  di dolore camuffato da dolci parole e da una calda voce


mercoledì 13 luglio 2011

Il sogno

Ieri sera, mentre il temporale faceva disastri, io ero immerso nel sonno, non so come e non so perchè mi sono ritrovato a sognare lei. Per Dio che bel sogno, eravamo sopra nella mia camera/mansarda e non potrò mai scordarmi (perchè ero sicuro di averlo vissuto) di quando nel sogno gli misi una mano tra i capelli mentre lei era aveva lo sguardo triste e affranto, quasi condannato. Bastarono pochi secondi in cui ci guardammo che lei abbassò lo sguardo e in quel momento l'ho bacia facendomi ancora strada con le dita fra i riccioli neri portando l'altra mano ad accarezzarle la morbida guancia, con tanta foga, tanta voglia di avere , tanta possessione, molta ossessione da quel viso, da quel momento, tanta ossessione di lei, che ora è tanto lontana, centinaia di chilometri, rimanendo un pallino nell'orizzonte anche quando è ha pochi metri da me.

Proprio un bel sogno, appena svegliato pensavo addirittura che fosse vero, e la triste realizzazione che era solo un frutto della mia immaginazione mi ha ferito più di mille spade perchè lei ora è lontana, in Francia, magari ha in mente tutto e tutti tranne che me e io non ci posso fare niente


mi sarei dovuto rassegnare, anni fa, e invece niente continuo a cadere giù per questo baratro che non ha fine.

lunedì 11 luglio 2011

Alexandros Capitolo I -We're Going Home-

Da pochi giorni avevano abbandonato l'accampamento posto poco fuori le foreste dell'India più estrema, il sole avido cadeva sulle teste degli elmi in bronzo della falange che si muoveva in un lungo serpente trascinandosi dietro nelle salmerie vere e proprie città. Nei carri trainati dai buoi delle pendici del Caucaso i bambini bastardi dei soldati , concepiti dalle donne persiane e barbare che pian piano nel giro di sette anni avevano conquistato, cercavano riparo fra le tende porpora e su delle stuoie improvvisate insieme alle madri mentre a piedi seguivano geometri , architetti , prostitute e artigiani, sacerdoti e indovini , malavitosi che abbandonavano le città per contrabbandare vino e acqua fra gli scudieri di Filippo e poi ancora allevatori, pastori , mercanti e finanzieri , matematici e studiosi e scultori e pittori, tutta gente acculturata che faceva gola al Re dei Re Alessandro, figlio di Zeus per i greci secondo l'oracolo di Delfi, e figlio di Amon Zeus per l'oracolo di Siwa non chè faraone per gli egiziani. Il re a cavallo di Bucefalo conduceva la lunga macchina del suo stato nel rientro verso Babilonia. Era notevolmente provato dall'ultima battaglia contro il re delle tribù indigene che per poco non assestò un colpo mortale al costato del giovane re sognatore con la sua lancia dalla punta in oro scagliata da quella grande creatura chiamata elefante. Era rimasto tre settimane sotto le cure del suo medico Filippo bevendo tonici di dubbia origine e facendosi cambiare ogni mattina e sera da Leptine facendo il bagno in maleodoranti profumi per impedire che la ferita si infettasse che ormai pian piano sentiva il suo corpo abbandonarlo come anche il suo esercito sempre più convinto della morte del re. Usci solo dopo due settimane fuori dalla tenda del re Dario ,accuratamente issata sullo spiazzo erboso più alto nella collina fuori dalla foresta , per poter passare in rassegna l'esercito. Camminava scortato da Tolomeo e da Efestione pronti a sorreggere l'ancora provato corpo del re che si faceva strada fra l'erba ai piedi della foresta con un bastone dall'elsa in avorio sorretto dalla mano sinistra a causa del costato ferito e che provocava fitte dal dolore lancinante; si portò sulla cima del colle alto poche decine di metri rispetto l'esercito asserragliato nei ranghi. Sulla sinistra erano radunati gli squadroni della cavalleria etera e di quella macedone e persiani, i nobili, i più ricchi e in grado di permettersi un cavallo una spada ed una armatura propria, al centro la falange in tutti i suoi battaglioni teneva le sarisse con le punte rivolte verso il cielo mentre sulla destra continuava la fantaria barbara , quella persiani, e quella degli agrigiani, uomini delle montagne della Tessaglia esperti scalatori , ma rudi e barbari da una ferocia spesso incontrollabile ma solo e unicamente devoti ad Alessandro. Quando la figura del re prese forma sulla cima del colle illuminata dal sole che da poco sorgeva verso Est l'esercito scoppiò in un ruggito leggendario.

                                                            Alexandrè! Alexandrè!

Gridavano i soldati levando gli scudi verso l'alto e cominciando a sbattere le sarisse, le lance , e le spade contro di questi scatenando sibili metallici lungo tutta la vallata, alzando grida come ruggiti di leoni, cominciando a lacrimare gioia e dolore dagli occhi vedendo il pilastro della loro vita prendere forma sotto il sole di Apollo, il Re che per primo scatenò il suo destriero a spada sguainata verso gli elefanti dei barbari, il re che mise la sua vita sullo stesso piano dei suoi soldati, che sacrifico tutto anche solo per salvare uno di loro e che non si risparmiò di condividere il freddo, il caldo, le ferite e le gioie insieme a i suoi soldati. E adesso era li,  un'altra volta il re era vivo dopo l'ennesima ferita mortale arrecatagli dal nemico. disse Efestione con le lacrime agli occhi a Tolomeo che erano rimasti a distanza lasciando scena libera ad Alessandro. I cavalli nitrivano , la cavalleria alzava le lance al cielo, la Torma di Alessandro, le sue guardie, la Punta che lo condusse contro i tebani , che penetrò le legioni degli immortali di Dario, che si scontrò contro animali dalle lunghe zanne in avario e orribili proboscidi al posto del naso , si levò in grida di gioia e qualcuno di loro portò le mani sul volto a coprire gli occhi probabilmente umidi di lacrime Gridò uno forse sulla terza o quarta fila dello schieramento. Disse un altro nel fragore della gioia dell'esercito, ma quando il re levo la mano al cielo in attesa della parola tutti si ammutolirono. Disse il re chinando il busto verso l'esercito senza nascondere accenni di dolore a causa della ferita che pian piano tornava ad aprirsi riversando qualche rigagnolo di sangue che macchiava il bendaggio. L'esercito esultava davanti a quella scena, poche volte si era visto un re chinarsi verso dei semplici contadini che reggevano una lancia, forse troppo rare a tal punto da rendere quel momento unico nella loro vita, erano diventati dei. Ma ognuno di loro aveva un desiderio represso che si erano dimenticati di mostrare in quel momento, la nostalgia di casa, le vallate della Macedonia, le foreste di Pellà e le colline di Mieza, per alcuni la vera casa era diventata Babilonia, per altri , come Tolomeo, lo era diventata Alessandria a Nord dell'egitto, per altri ancora le altre undici Alessandrie erette verso la il viaggio a oriente. Ma ognuno desiderava rivedere i parenti, i figli, le mogli, di sentire il profumo fragrante di casa. qualche voce si era udita solitaria < Torniamo a casa?> disse uno disse un uomo canuto in prima fila, un soldato degli scudieri con la stella argeade d'argento segno dell'essere veterano. Qualcuno levò le mani al cielo, altri intensificavano il loro pianto, altri ancora erano intontiti dalla frase del re. Efestione , dagli occhi gonfi di lacrime, scorto Bucefalo dal Re mentre un servo portava lo sgabello per montare facilmente, cosa tutt'altro che semplice con la ferita che lo affliggeva. Il Re accarezzo il cavallo nero dalla macchia bianca sulla fronte planando con la mano sul pelo liscio e dolce del cavallo ferito e interrotto qua e la da cicatrici di freccia e lancia, di squarci da spada e da rigonfiamenti e contusioni. Il cavallo scivolò giù dalla valle al passo portandosi fra l'esercito. Il Re s'abbandonò a un sorriso vedendo come la cavalleria abbandonò i cavalli le armi e gli scudi per raggiungere il re insieme alla fanteria al completo che in pochi istanti lo circondò acclamandolo e accarezzandolo con le mani umide di lacrime. Il Re sorrise un altra volta sinceramente , un fatto più unico che raro, ma terribilmente provato dal fatto che non sarebbe più riuscito a raggiungere l'Asia più estrema, la terra , per lui, doveva estendersi anche dopo l'India, più a Est, più a Nord, forse troppo vasta per una vita. 

Smontata le salmerie e le tende, riorganizzato l'esercito l'esercito si mise in moto sotto la supervisione del segretario del re Eumene. e a distanza di pochi giorni si ritrovavano a ripercorrere la strada di casa, in alcuni tratti si vedevano le trame lasciate dai carri macedoni quattro mesi prima in direzione dell'India. L'immagine provocò talmente tanta nostalgia al Re che si abbandonò in un triste pianto soffocato alla testa dell'esercito, invisibile a i suoi amici, invisibile anche ad Efestione, troppo indietro per vedere cosa affliggeva il re che sembrava cavalcare al passo verso Babilonia, da solo.


§ Scrivere ...

Mi piacerebbe cominciare a scrivere ...
Delle storie per cominciare ...
O magari una storia ...
da portare avanti ogni , ogni qualvolta mi venga in mente un seguito interessante. Ma forse finirei per annoiare le poche persone che seguono questo blog con storia dal poco effetto , con storie forse troppo banali ...

Cosa devo fare?
Scrivo questo libro che prende forma tra i post?


domenica 10 luglio 2011

Guardare una persona negli occhi e capire di poter fare ... qualunque cosa

Ho bisogno di una persona d'amare
con il cuore, con la mente
con il corpo e con l'anima

Una persona che mi prenda che mi avvolga
che mi illumini e che reprima i miei sentimenti maligni
Ho bisogno di poter vivere di nuovo la bellezza della vita
Di poter, immersi nel tepore della sera d'estate,
 portare la mia mano fra i suoi capelli
e guardare questa persona nelle viscere dei suoi occhi
indecifrabili
incorruttibili.

Solo l'amore può nutrire la speranza
Amore fraterno , amore carnale
amore platonico.
Amore

Il nutrimento della nostra vita,
da consumare, da vivere , da sperare
da sognare
prima che si estingua anche lui come ogni altra cosa

Amore poetico, amore distaccato,
amore mai ricevuto ma sempre ricercato

L'amore che ti annebbia la vista
L'amore che fa piangere
e crescere.
Che crea e che distrugge
che plagia e che divora
l'amore che onora

La mancanza d'amore
mi rende un pezzo di ferro battuto
dal martello dell'ignoranza
che batte su un incudine di paura

Desidero un amore
desidero una ragazza
bella soave
buona e cattiva
che approva e disapprova
che mi avvolga
che mi afferri
che tempri quel pezzo di metallo battuto

un amore 
che mi faccia piangere di felicità
e che mi distrugga quando svanirà
riducendomi a chiodo arrugginito dalle lacrime
che perderà la forma
l'utilità
ma non il ricordo d'esser vissuto per qualcuno
per qualcosa
lasciando per sempre il foro dove a vissuto
dove a sperato
e dove è morto

sabato 9 luglio 2011

Per ritornare dopo le parole ... alle carezze dell'amore

Quando ero un ragazzino ero innamorato di una ragazza che era sempre in mezzo all'attenzione di tutti. Insomma praticamente ogni ragazzo della mia scuola puntava il suo mirino su quest ragazza tentando di sorprenderla e di fare colpo su di lei. Io ero il classico escluso e sfigato della classe, troppo grasso per essere considerato , troppo debole per non essere preso di mira dal gruppo. Mi ricordo che più e più volte venivo preso in giro per il mio peso, per come mi vestivo. Vestivo "tarocco" e allora non ero degno di essere considerato come uno di loro. I miei compagni mi deridevano ogni giorno per tutte le ore, non si risparmiavano niente, mi insultavano mi toccavano quasi come schifati. -Ahahah Fabiun sopracciliun - Dicevano toccandomi in mezzo alla fronte poco sopra il naso e fra le sopracciglia oppure mi cantavano -Fabiun Contadinun ! - perchè ero figlio di contadini e di margari, di gente che per mestiere levava dalle manze i vitellini dando sollievo alle madri e ritenuti troppo sporchi da questi ragazzi che mi trattavano come una pila di sterco, si divertivano a buttarmi per terra il porta penne quando passavo, mi rompevano a metà le matite e mi nascondevano le penne, mi mettevano l'inchiostro delle penne sulla sedia per macchiarmi i pantaloni e non si risparmiavano gli insulti al mio cognome che con il tempo ho imparato ad odiare. Alle superiori sperando che si fossero placati i cori ero felice, finalmente, fino a quando non cominciarono a prendermi in giro per le gambe storte facendomi il segno della X ogni volta che mi passavano davanti o quando correvo durante educazione fisica. Come faceva lo zimbello della scuola meritarsi le attenzioni dei una delle più popolari ragazze di questa scuola di provincia? non poteva semplicemente, non poteva aggiungere altro legno a quel fuoco di intolleranza che già lo bruciava completamente. Avevo il terrore dei miei compagni e la mattina prima di entrare a scuola mi nascondevo e aspettavo di arrivare giusto al suono della campanella per non essere preso in giro fuori scuola. -Petto angolo retto, troppo alto e grasso per non diventare gobbo- mi dicevano fuori scuola mimando e ridendo mentre io piangevo dentro perchè il mio viso non aveva più un espressione felice che dovrebbe essere un diritto di ogni bambino ma soltanto odio, un odio malato corrotto dal pianto dalla tristezza dalla solitudine. Quante ore passate a piangere fra le coperte del letto e i cuscini bianchi zuppi di quelli linfa di pura tristezza. Eppure il mio corpo non cambiava, della ragazza che amavo ogni singola conversazione diventava litigio, litigavamo su ogni singola cosa, sulla musica, su i compiti per la mia incapacità di rapportarmi con le ragazze ... io non ho mai voluto litigare con lei ... volevo apparire interessato alle sue stesse cose ma come facevo se gli altri provvedevano ogni giorno a sopprimere anche la più piccola fiammella d'amor proprio e verso la mia persona? Ero trattato con superficialità da tutti anche da lei eppure ogni sera inserivo uno due tre CD dentro la Playstation 1 per poter sentire quelle canzoni che mi ricordavano di lei capelli occhi viso sorriso smorfie e felicità che sviluppava così circondata da quelle persone che tanto mi deridevano mentre io ero chiuso in una spirale di solitudine. Mi chiudevo la sera in questa spirale di solitudine ma che altro potevo fare? dovevo uscire allo scoperto? l'ho fatto una volta .. o almeno c'ho provato ... regalai a questa ragazza tre CD e non ricevetti una bella risposta ne da lei ne dagli altri quando gli regali i CD ... lei non si chiese mai come mai un ragazzo praticamente estraneo alla sua vita, con cui al massimo si scambiava un cenno di saluto o parole di litigio , gli regalasse dei CD , anzi lo trattò con sufficienza ... eppure quel ragazzo sebbene scoraggiato da quel dannato mondo che lo circondava non smise mai di sperare, come un cane che ha cieca fedeltà nel padrone e lo ama per la sua protezione aspettandol odavanti casa con le ciabatte in bocca anche quel grasso bimbetto mal vestito aspettava quella ragazza all'inizio della via per scortarla verso casa e poi girare a destra verso la propria, molte volte restava in silenzio, lasciava che lei le passasse davanti per poterla guardare allontanarsi via ed spegnersi come la fiammella di speranza che in lui si accendeva ogni volta che la vedeva per poi estinguersi quando vedeva la sua diffidenza. Ogni pretesto era buono per vederla , ogni canzone irrimediabilmente gli ricordava qui capelli neri riccioli tanto soavi quanto complicati, impossibili da avere, imparagonabili nel confronto ,indecifrabili nella loro complessità ma tremendamente facili da amare. -Questa volta può andare devo solo colpirla - si diceva prima di scatenare un litigio tra i due -Su Fabio perchè non le parli? Perchè non gli dici tutto?- Si diceva nella testa quando rimaneva ammutolito mentre percorreva la strada con lei. Ogni sera la immaginava ogni sera la sognava , scriveva il suo nome ovunque e non si perdeva non una delle sue parole. Eppure lei non notava questa dedizione, forse era cieca nel vedere tutti gli altri,molto più belli, molto più "fighi". Nessuno in quella scuola si accorgeva, o capiva, il dolore di quel ragazzo, un dolore indescrivibile che adesso bagna la tastiera, certe sere voleva farla finita con se stesso, forse arrivava anche a capire i suicidi, forse così si sarebbe risolto tutto. Sapeva che anche se fosse morto nessuno l'avrebbe ricordato, sapeva che quella ragazza non lo avrebbe mai considerato. Ma lui cosa avrebbe fatto per lei? Sarebbe morto. Tentava di cambiare, tentava di cambiare il suo aspetto per lei, per loro, per quel branco di sciacalli che divoravano la sua anima. Si comprò le scarpe originali della Nike ma continuavano a prenderlo in giro, si fece un nuovo taglio di capelli e quello divenne un altro motivo per prenderlo in giro. Faceva Karate e questo era un pretesto per andargli davanti e mimare le scene di karate kid per poi spintonarlo ogni tanto o saltargli sulle gambe mentre era seduto. Ma perchè a lui? Forse ... se fosse stato come loro .. un pò più famoso, lei lo avrebbe calcolato, forse lei avrebbe cominciato a considerarlo. Ma questo non accadde. Lui se ne andava a dormire la sera con gli occhi gonfi, si toccava la pancia terribilmentre grande tirandosi dei pugni su questa, la prendeva, cercava di strapparla via, non se andava, come uno stampo molliccio che celava il suo cuore ferito. Segregato in casa sua, impegnato a costruire nuove identità nella rete in cui camuffarsi, uomini splendidi affascinanti e forti, che potevano avere ragazze con il semplice schiocco delle dita, questo faceva il giorno, a riparo dagli insulti. Si costruiva un secondo Io su questi giochi di ruolo diventando dipendente di qualcosa che realmente non era, ma che bel sogno era essere bello e affascinante, attraente per le ragazze. Ma solo un sogno, quella ragazza neanche lo considerava, Quando mai si sarebbe potuto innamorare di lui? Si di lui .. dello sfigato della scuola, lo storto, lo storpio, il contadino.
Non aveva persone a consolarlo , non aveva punti di sfogo, c'era solo lei e l'amore per lei che aumentava al pari del romanticismo nell'abbandonarsi di sogni impossibili con musiche terribilmente dolci come colonna sonora. Nostalgiche, tristi. Come lui. Ma lei era un angelo, era la creatura di Dio da adulare, da pregare. Era l'unico spiraglio di luce. Quante giornate passate ad osservarla, quante sere passate a piangere, quand ovedeva la mano di lei cinta insieme a quella del ragazzo che lo prendeva in giro avrebbe desiderato morire. La sera con il Cd del suo gruppo preferito messo dentro la Play cantava mentre si dondolava sulla scala per non mettere le mani sugli occhi per asciugare le lacrime

Quasi blu metallici 
Quasi come elettrici 
Quegli occhi che 
Ricordo anche se 
Non li ho visti mai 

Forse solo dentro ai miei 
Sogni che forse dovrei 
Spiegarti se 
Non fosse che tu 
Non ci crederai 

Perché nemmeno io 
Riesco a credere che un Dio 
Si sia un po' distratto 
Perdendo un angelo 
Davanti a me 
Ma ormai già che sei qui 
Ma ormai già che è così 
Non ritornare a casa 
O almeno portami con te 
Scegli me... 

-Scegli me ... SCEGLI ME! Dio dammi una sola cosa .. dammi la bellezza ... così almeno potrei averla .. -

Questo diceva la sera .. scegli me ... scegli me ... scegli me... ogni volta che la vedeva sarebbe scoppiato a piangere, una creatura di Dio in tutto e per tutto, destinata a essere solo di pochi eletti. Lui che di bello forse aveva solo il romanticismo, non poteva essere ritenuto degno. Eppure quante volte gli avrebbe accarezzato i capelli, quante volte gli avrebbe cinto le mani alla vita e adorato il profumo dei capelli. Scegli me ... Ivan Graziani .. Lucio Battisti .. De andrè erano la culla del suo cuore ... Odio e distanza erano e il padre e la madre di questo amore incompreso dagli altri ... 
Quest'amore che era stato sepolto per tanto tempo, tanti anni, 3 anni ... 3 anni lo stesso numero di quelli che aveva passato nascondendosi .. un bambino inesperto, deriso innamorato ... affetto da quel morbo mortale quale l'amore che ancora non ne vuole sapere di spegnersi in quel ragazzo. Forse è sbagliato, forse è impensabile continuare con questo amore ... ma è impossibile non farne a meno ... forse troppo dolce, forse troppo romantico per lei .. ma terribilmente vero, terribilmente raffinato , terribilmente protettivo e allo stesso tempo rassegnato ... un amore spione , un amore timido ... un amore impossibile

-Il tempo-

Il tempo non fa distinzioni
è triste vedere come anche i più forti
siano messi in ginocchio dallo scorrere delle lancette.
Mi sento così superfluo,
Così inutile,
così incompatibile con i miei sogni,
soffoco i miei dubbi in un pianto invisibile.
Un uomo può cambiare le stelle?
Un uomo può brillare in eterno?


Questo bisogno di durare.
Questa necessità di non conoscere una fine.
Questo timore dell'ignoto e la conoscenza dell'imprevedibilità


Questa vita è un mistero indecifrabile
Siamo marionette cui la sorte tira i fili.
Piccoli granelli di sabbia sotto le unghie degli Dio.
Tanto insignificanti da essere scacciati via in poche decine di anni.
Siamo nulla in confronto all'infinito.
Vivo di emozioni che non posso comprendere
di sogni che non posso realizzare
in una vita che non riesco ad accettare
uno spettro dal finto sorriso
più scuro dell'erebo dell'Ade
con la voglia di risplendere come il sole d'Apollo






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un giorno la gente solleverà gli occhi al cielo. 
E tra il brillare delle stelle se ne distinguerà una 
un sogno immortale che si spegnerà con me
e dall'alto dei loro palazzi contempleranno
la bellezza del nuovo mondo.


parole senza senso 

-Essere ricordati-

Ho sempre odiato la mia vita, per quanto i miei pensieri potessero dilungarsi in lunghi e magnifici sogni la mia vita non mutava e rimaneva sempre un cerchio monotono che non sfociava in niente tranne che in tristezza. Ancora oggi è così, non trovo l'utilità di me stesso in questo mondo. Eppure quanto sogno ... quanto sogno di poter essere all'attenzione di tutti, quante volte leggendo le pagine di "Alexandros" penso d'essere nato nell'epoca sbagliata? Quante volte mi sento uguale a quel ragazzo Alessandro un semplice uomo in grado di cambiare il mondo. Non era niente più di carne e ossa messe insieme da un collante che chiamano anima eppure con lo sguardo con le parole e con i suoi sogni catturava le persone, le faceva innamorare di lui, del suo essere. E ancora oggi io, leggendo le testimonianze, rileggendo i passi romanzati della sua vita posso ritenermi innamorato di lui. Perfetto in ogni singolo aspetto, egocentrico molto più di me ma terribilmente amabile. Amare si lui sapeva amare come nessun altro e sognava l'unione tra i popoli. Io invece non riesco nemmeno a risolvere i problemi del mio cuore come potrei mai assomigliare a lui? Come potrei mai spiegare il motivo che mi spinge a piangere vedendo le scene di un film o leggendo le storie di quest'uomo? Come potrei farmi ricordare dagli altri quando anche in mezzo a i miei compagni e alla ragazza che sempre amato sono uno spettro imprendibile e impossibile da capire? Come fare per poter piacere a me , e piacere agli altri? COme fare a catturar la loro mente e i loro pensieri e specialmente i loro cuori? Proprio come faceva lui, sogni d'unità, d'amore, coesione tra i popoli e la gloria eterna ... eterno si così vorrei essere, un una piccola fiammella che dura pochi anni prima di spegnersi ma un grosso e lucente lume che anche quando finisce la cera continua ad ardere più forte di prima. Un utopia probabilmente ... eppure certe musiche, certe frasi, certe immagini rievocano in me un fuoco, un fuoco inconcepibile e di indecifrabile che fa venire le lacrime agi occhi. Aver voglia di dire -Vuoi fare questo? e allora facciamolo!- e magari illudersi di poter fare qualsiasi cosa per poi ritrovarsi davanti la cruda realtà ... sono troppo idiota, troppo confuso per fare qualcosa di veramente importante a questo mondo. Penso di saper amare tanto ... non sono mai riuscito a dimostrarlo o almeno non ho mai avuto una persona con cui dimostrarlo.
Vivo con la fissazione per quest'uomo, Alessandro il Grande, nutrendo una grande invidia per lui. Riuscirò mai a vincere le mie paure? Riuscirò mai a risolvere i miei problemi alla base partendo dalle persone che ho intorno? Riuscirò mai a farmi ricordare in eterno come colui che diede tutto per l'uomo? Come Prometeo condannato dagli Dei ad una pena eterna per aver donato agli uomini il fuoco per vivere. Una gloria eterna quasi impossibile da ottenere ...






il bello è che non so neanche che sto dicendo ... cioè è qualcosa di arcaico di ancora incomprensibile per me ... eppure lo sento così vivo ... mi sento come lui ... un giovane ragazzo pronto a dare di tutto per i suoi sogni ... un piccolo sognatore inconscio che prima o poi il baratro della disperazione lo risucchierà completamente ... estinguendo ogni singolo fiebile spettro di respiro in lui .. lasciando solo polvere ... e quando verrà quel momento .. l'unica cosa che conterà è essere ricordati per quello che si è fatto ... per sempre

Quale dei due sono Efestione? Debole o Divino?

Dream ...